ERANOS

società cooperativa sociale Via Gonin, 69/1 - 20147 Milano
P. IVA e Cod. Fisc. 03765220961 tel. 02416027 – fax 02700442372


 

Menù


- Home page

- Statuto

- Casa famiglia

- Gruppi di famiglie

- Tempo libero

- Formazione genitori

- Contattateci

 

Link utili


- www.anfaa.it
- Legge 328/2000
- Legge 149/2001

 


GRUPPI DI FAMIGLIE DISPONIBILI AD AIUTARE O ACCOGLIERE BAMBINI IN SITUAZIONE DI DISAGIO

Dal mese di gennaio 2004 abbiamo attivato un progetto rivolto ai ragazzi neo maggiorenni che prevede un percorso di accompagnamento al divenire adulti. Il progetto è finanziato dalla Fondazione Cariplo

PROGETTO FONDAZIONE CARIPLO – IL DIRITTO DI UN MINORE A VIVERE IN UNA FAMIGLIA

Breve descrizione del progetto:
L'iniziativa nasce come riflessione promossa dalla promulgazione della legge 149, del 28 marzo 2001, in cui è sancito il diritto del minore ad una famiglia. Per poter dare esecuzione alle indicazioni legislative, diverse sono le proposte: offrire percorsi idonei a quelle famiglie d'origine che presentano serie difficoltà nell'esercizio delle loro funzioni genitoriali; formare e sostenere delle altre famiglie che si impegnino ad aiutare temporaneamente sia i minori che i loro genitori; cercare di costruire delle esperienze positive di affido familiare in tutte le sue più svariate forme (sostegno pomeridiano, sostegno durante i week-end, vacanze estive, ecc.) salvaguardando il minore e le famiglie accoglienti dal fallimento dell'esperienza attraverso l'utilizzo della Casa Famiglia, come campo neutro, dove entrambi i soggetti, senza grossi investimenti emotivi, possano muovere i primi passi di conoscenza reciproca. L'esperienza che la casa famiglia Barbieri ha vissuto in questo anno ha visto le sopracitate proposte quali linee guida di un lavoro peraltro già intrapreso negli anni. La storia della coppia infatti vede le sue radici lontane nel tempo quando nel territorio del Giambellino si iniziava timidamente a parlare di affido familiare. Oggi l'ubicazione della casa famiglia Barbieri trova significato del suo radicamento grazie ad un lento e lungo lavoro di tessitura nel territorio che coinvolge anche la struttura stessa. La casa infatti, abitata dai preti della congregazione dei Giuseppini del Murialdo che per primi avevano proposto la gestione di una comunità d'accoglienza, passa ad una prima cooperativa sociale di servizi per arrivare ad essere scelta dai coniugi Barbieri come luogo per la realizzazione del loro progetto di vita. La casa però necessità di trasformazioni strutturali che permetterebbero alla coppia di abitare e continuare la realizzazione del progetto: accoglienza di 6 minori, percorsi di accompagnamento all'adultità del genitore, percorsi di formazione per famiglie che vogliono vivere l'esperienza dell'affido, periodo di accompagnamento ad una prima conoscenza tra minore e famiglia affidataria, percorso di accompagnamento di neo-maggiorenni finalizzati al raggiungimento delle autonomie economiche, sociali e lavorative. Il diritto del minore ad una famiglia: ovvero quale migliore opportunità per il minore di crescere in famiglia non vuole solo essere un progetto in risposta ad una ri-organizzazione di servizio da comunità alloggio a casa famiglia, ma vuole promuovere nuovamente una cultura dell'accoglienza che considera l'ambiente della famiglia il luogo più idoneo e naturale per la crescita e l'educazione del minore. Questa affermazione trova la sua forza ed il suo credo non solo nella disposizione del legislatore, ma anche in tante testimonianze rese, tra cui l'esperienza vissuta in prima persona da uno dei due coniugi Barbieri che, in qualità di minore affidato, rivive la sua storia di accoglienza presso un'altra famiglia, come rinascita ad una nuova vita in cui poter beneficiare di due mamme e di altri fratelli.

Obiettivi che intendete perseguire il progetto:
- Acquisto dell'immobile per realizzare le necessarie trasformazioni che permettano alla coppia di abitare in spazi ad oggi non abitabili (sottotetto) e continuare a realizzare le finalità intraprese dalla casa famiglia Barbieri: accoglienza 6 minori; percorsi di accompagnamento all'adultità del genitore; percorsi di formazione per famiglie che vogliono vivere l'esperienza dell'affido; periodo di accompagnamento ad una prima conoscenza tra minore e famiglia affidataria; percorso di accompagnamento di neo-maggiorenni finalizzati al raggiungimento delle autonomie economiche, sociali e lavorative.
- Sostenere la famiglia affidataria, il minore e la famiglia d'origine durante il percorso dell'affido.
- Garantire un adeguato periodo di conoscenza tra minore e famiglia offrendo un percorso di accompagnamento graduale verso l'esperienza di affido, utilizzando l'opportunità di accoglienza del minore presso la casa famiglia Barbieri dove muovere i primi passi di conoscenza reciproca.
- Prevenire i numerosi fallimenti di una non positiva storia d'affido che portano poi gravi ricadute sia sul minore che sulla famiglia affidataria.

Promuovere l'affido familiare, in tutte le sue espressioni, come intervento di sostegno ai minori e alle loro famiglie di origine, attraverso serate organizzate presso gli spazi delle parrocchie e momenti di convivialità presso la casa famiglia Barbieri.

PROGETTO FONDAZIONE CARIPLO - RAGAZZI E FAMIGLIE: INSIEME DI PUO?

Breve sintesi del bisogno:
l’esperienza maturata in quest’ultimo periodo con la casa famiglia, precedentemente con il servizio prestato in comunità alloggio per minori e non ultimo in tutti gli anni spesi in attività sul territorio periferico del sud-ovest cittadino, hanno dato risalto ad una problematica sempre più emergente: la dimissione dai servizi sociali di minori in raggiungimento della maggiore età. Le notizie recenti che ci coinvolgono personalmente (attualmente accogliamo un minore in prossimità del compimento dei 18 anni in attesa di proseguo amministrativo) riportano di decisione verso le quali il comune di Milano si sta indirizzando: una sempre più decisa dimissione di minori in compimento del 18esimo anno d’età e non più prosegui amministrativi se non per periodi limitati (sei mesi) e per pochi individui.
I bisogni però riportati da questi neo-adulti dopo percorsi educativi presso strutture d’accoglienza sono diversi e di difficile articolazione per i quali tempi così dettagliati e scanditi divengono inefficaci sul nascere. Tale problematica la riscontriamo quotidianamente affrontando il difficile percorso che compie sia il minore da noi accolto che alcuni suoi amici, sempre ex-assistiti, che gravitano attorno alla nostra casa. L’accompagnamento ad una collocazione abitativa, l’esigenza di un lavoro più strutturato e stabile, la gestione delle economie proprie (spesa e risparmi) sono solo alcuni aspetti concreti che emergono da bisogni più profondi: il bisogno di confrontarsi e crescere con una normalità a loro negata per la loro storia, il bisogno di non più costruire ponti affettivi ma di porre delle fondamenta relazionali capaci di accogliere e di far esprimere la loro affettività, in poche parole il bisogno di essere accompagnati e di crescere da adulti con altri adulti.

Breve descrizione del progetto:
tale progetto si intende volto ad offrire a ragazzi neo-maggiorenni un percorso di accompagnamento al divenire adulti, capaci di riproporre uno stile “ normalizzato” di vita, confrontato e vissuto su modelli familiari diversi da quello d’origine, quest’ultimo nella maggior parte dei casi infatti è stato motivo del loro allontanamento. Intervenire così sull’interruzione di un processo a catena che spesso abbiamo ascoltato dalle loro storie, storie di figli abbandonati da genitori ma anche di genitori abbandonati dai propri genitori. Spesso infatti i genitori dei nostri “assistiti”” hanno nella loro storia una storia di istituzionalizzazione, una storia che ha saputo recuperare alcuni aspetti della vita ma che ha negato loro la quotidianità della semplice vita di famiglia. Genitori in difficoltà sul recuperare una genitorialità non sperimentata nel corso della loro crescita di persone adulte e quindi poco trasferibile ai loro figli, poco esercitabile nel momento in cui si ritrovano con i propri figli.
Finalità ultima del progetto è quindi quella di prevenire la “ereditarietà” del disagio, attraverso l’incontro, il confronto e la crescita tra neo-maggiorenni e famiglie “normali” capaci di intessere relazioni affettive non più scandite da tempi di presa in carico. La realizzazione di questo progetto prevede l’intervento delle famiglie che attraverso competenze professionali e personali garantiscano percorsi di recupero affettivi , relazionali e di supporto alla vita autonoma del neo-maggiorenne (collocazione abitativa, lavorativa e sostegno alla gestione delle proprie economie) integrando con percorsi di recupero psicologici messi a disposizione dalla rete di famiglie grazie alla presenza di professionalità mirate. La natura del progetto prevede che le famiglie d’origine la dove sussistano vengano coinvolte nel percorso di autonomia del loro figlio evitando il generarsi di competizione o un susseguirsi di sensi di colpa.

 


Sito realizzato da Capoferri Andrea - ottimizzato per la risoluzione 1024x768 - ultimo aggiornamento 01-01-2006