PROGETTO
EDUCATIVO CASA FAMIGLIA BARBIERI
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Premessa
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I soggetti della casa famiglia
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Gli altri soggetti dell'intervento educativo
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Metodologia e modalità di lavoro
PREMESSA 
La casa famiglia Barbieri nasce all’interno della neo-cooperativa
sociale ERANOS subentrata nella gestione della comunità
alloggio per minori “Gonin” della cooperativa
sociale Azione Solidale. Il progetto di casa famiglia vede
protagonisti gli stessi interlocutori della precedente gestione
sotto un cappello giuridico modificato. La casa famiglia Barbieri
fa riferimento quindi all’esperienza e alla disponibilità
di una coppia di coniugi residenti coadiuvati da un educatore
esterno.
Finalità progettuale è viversi nella realtà
locale come possibilità di aiuto alle famiglie che
trovandosi a dover affrontare una fase critica della loro
vita, sono in difficoltà; Si pone a servizio dei minori
provenienti da situazioni disagiate con una proposta d’accoglienza;
Si offre come opportunità formativa ed informativa
nel contesto urbano nella quale risiede.
Il suo primo obiettivo è offrire un'alternativa di
ospitalità in un contesto familiare dove trovare la
gioia di essere accettati e amati, in attesa di poter fare
ritorno alla propria famiglia d'origine oppure una collocazione
differente, più pronti ad affrontare eventuali problematiche.
Vuole essere una "chanche" per costruire un futuro
più accettabile per quei minori la cui esperienza nell’infanzia
ha reso difficoltosa una corretta percezione della realtà.
Il progetto si avvale della presenza di una coppia di coniugi
che vive la loro dimensione famigliare insieme ai minori accolti
coadiuvati dalla presenza di uno o più educatori e
di volontari.
In un contesto dove sempre più si parla di famiglie
deboli, la casa famiglia Barbieri, vuole riproporre la forza
della famiglia e i suoi valori come risorsa sociale ed educativa
al servizio di altre famiglie momentaneamente più deboli,
anche cercando di costruire sul territorio una rete di famiglie
disponibili a fare esperienze di accoglienza. La priorità
della casa famiglia, in linea con gli obiettivi della cooperativa
ERANOS, è quella di porre una particolare attenzione
alla provenienza dei minori, senza alcuna discriminazione
di origine, cultura o religione.
I SOGGETTI DELLA COMUNITA’

L'équipe
educativa
Lo strumento fondamentale dell'intervento educativo è
costituito dall'opera dell'équipe. Questa è
formata dalla coppia di coniugi residente e da un educatore
esterno; il numero degli educatori è in rapporto al
numero dei ragazzi ospiti.
Caratteristiche fondamentali dell'équipe educativa
sono la pariteticità, la corresponsabilità e
la collegialità tra gli educatori; si vogliono evitare
forme di subalternità, nella consapevolezza della minor
efficacia dell'intervento educativo di chi agisce solo su
mandato, senza essere responsabile della progettazione del
proprio agire. Questa scelta di corresponsabilità non
si applica solo alla gestione del progetto educativo ma si
allarga il più possibile a tutti gli aspetti inerenti
all'esistenza e al lavoro della comunità. Si ritiene
importante che, l'educatore esterno, anziché sentirsi
esclusivamente "dipendente" di un ente, possa effettivamente
collaborare alla gestione del servizio nella sua globalità
con la famiglia che risiede all'interno della casa famiglia.
L'organizzazione dei turni di lavoro non si basa su uno schema
rigido prefissato, ma si concerta in maniera flessibile nella
gestione di una “normale” famiglia, anche se esiste
uno schema organizzativo di massima cui fare riferimento.
Ruolo e funzioni dell'educatore
I compiti che gli educatori sono chiamati ad assolvere sono
complessi e vanno dalla capacità di leggere il bisogno
nella sua complessità individuale e sociale alla capacità
di intervenire direttamente e di promuovere l'intervento di
altre risorse e servizi per pervenire al soddisfacimento del
bisogno individuato. Ciò richiede la capacità
di promuovere dinamiche di accoglienza (ascolto attivo) e
di accompagnamento all'interno della casa famiglia, la capacità
di orientarsi consapevolmente nel contesto sociale e istituzionale
in cui la casa famiglia è inserita, la propensione
al lavoro di gruppo, alla verifica, alla formazione continua.
La professionalità degli educatori non si gioca solamente
all'interno della casa famiglia, ma anche nel rapporto con
i servizi sociali, enti di tutela del minore e della famiglia,
eventuali altri servizi tecnici coinvolti nella prese in carico
del minore e della sua famiglia, il Tribunale per i Minori
garante supremo del benessere del minore e della sua famiglia,
e tutte le realtà sociali in cui i minori vivono la
loro quotidianità (scuola, società sportive,
oratori ecc.).
Un percorso che si attua a partire dalla richiesta di inserimento
da parte dei servizi passa attraverso l’accoglienza
del minore, e prosegue poi con l'individuazione degli obiettivi
del progetto educativo individualizzato/ globale e nelle fasi
di verifica per il raggiungimento di tali obiettivi. Compito
fondamentale degli educatori è comunque la gestione
del progetto educativo, che prevede la lettura e la comprensione
dei bisogni sottesi ai comportamenti che il minore esibisce,
l'individuazione degli obiettivi educativi e delle tappe evolutive
da raggiungere e la conseguente definizione delle modalità
relazionali e delle specifiche attività da porre in
essere per soddisfare i bisogni del minore favorendone nel
contempo la maturazione fisica, psicologica, cognitiva e relazionale.
E' questo lavoro preliminare e continuo di progettazione ciò
che orienta la relazione educativa nella convivenza quotidiana,
quando l'educatore cerca di trasformare attività abituali,
attività programmate e imprevisti in occasioni di cura,
di intervento educativo e di valorizzazione del minore, al
fine di garantire la maturazione. Nel far ciò l'educatore
declina il proprio agire in modo per lo più spontaneo,
vivo ed immediato, sforzandosi di armonizzare gradualmente
tre fattori: teoria (sapere), tecnica (saper fare), personalità
(saper essere).
La
struttura
La casa famiglia è rimasta negli spazi della precedente
gestione: un appartamento in un complesso condominiale in
via Gonin 69, costituito da sei locali, cucina e tre bagni.
La famiglia residente usufruisce di alcuni ambienti riservati
ad essa per garantire la riservatezza e la privacy della famiglia.
Le camere durante il giorno costituiscono per i ragazzi un
luogo tranquillo per studiare o per ritrovare spazi personali
quando la vita di comunità diventa “stretta”;
gli spazi comuni del soggiorno e dell’attigua sala da
pranzo sono usati per i momenti di condivisione, di dialogo
e di svago comuni, un locale è adibito a salottino,
per colloqui riservati con gli operatori o momenti di studio
più individuale o con l’utilizzo del computer.
Gli spazi della comunità sono personalizzati dai ragazzi
e dagli operatori in modo da costituire luoghi di identificazione
affettiva e di familiarità, e da rispecchiare la costruzione
di una storia comune e condivisa. Sono naturalmente le camere
gli ambienti più personali e connotati affettivamente
da oggetti personali, luoghi da curare e tenere puliti personalmente,
specchi della cura di sé.
I
minori
E' forse superfluo ribadire la centralità dei minori
nella vita della casa famiglia sia come soggetto privilegiato
dell'attenzione degli adulti e ragione fondamentale del caratterizzarsi
della casa famiglia, sia come soggetti attivi delle relazioni
coeducative che costituiscono la vita comunitaria.
Chi
sono i ragazzi accolti
La comunità famigliare accoglie fino a sei minori in
difficoltà in età prescolare e scolare di età
compresa tra i 3 e i 13 anni al momento della presa in carico.
Non ci sono limiti di età per la permanenza.
Età
diverse
La presenza in comunità di bambini e ragazzi di età
diverse costituisce un elemento arricchente, perché
offre la possibilità di rapporti differenziati riguardo
alle modalità di relazione e di coinvolgimento affettivo
oltre a respirare la "normalità" della famiglia.
La differenza di età può essere utilizzata come
occasione educativa: i più grandi possono responsabilizzarsi
verso i più piccoli e sperimentare la loro capacità
di "prendersi cura" (la responsabilità resta
comunque degli educatori). Spesso i più piccoli trovano
nei più grandi persone che, avendo vissuta la loro
stessa esperienza, possano essere d’aiuto nell’affrontare
la difficoltà del trovarsi "lontano da casa",
dell’avere “problemi in famiglia".
A volte la differenza di età fa sì che non sia
facile organizzare la vita della comunità tenendo conto
delle esigenze di tutti, ma i ragazzi accettano alcuni limiti
quando vedono che anche la loro particolare esigenza è
stata presa in considerazione. L'impostazione generale della
comunità, tuttavia, stimola i ragazzi a frequentare,
come è loro necessario, i coetanei al di fuori della
casa famiglia.
Problematiche
dei minori
L’allontanamento del minore dalla propria famiglia molte
volte viene vissuto come punitivo sia dal minore sia dalla
sua famiglia. Spesso il minore riconduce il proprio essere
allontanato a comportamenti negativi o difficili messi in
atto a scuola o a casa; Certamente il percorso educativo proposto
chiede loro di assumersi la responsabilità di tali
comportamenti e di modificarli gradatamente ma è necessario
dire chiaramente che l’allontanamento dalla famiglia
non è una punizione e comunque non è causato
da tali comportamenti ma da problemi altri, dei quali il comportamento
dei ragazzi è solo uno degli aspetti o delle conseguenze.
Le risposte all’allontanamento di un ragazzo sono dunque
riconducibili a problemi di diversa natura, anche presenti
nella sua famiglia. E’ di fondamentale importanza per
la riuscita del progetto fare chiarezza su questi problemi
in linea di massima e poterne parlare liberamente per poter
costruire con loro un progetto condiviso che porti ad una
progettualità futura più idonea alle loro esigenze.
Altri criteri per l'accoglienza
Oltre agli elementi generali esposti, gli altri criteri per
l'accoglimento di un ragazzo sono riconducibili a due ordini
di fattori: - la necessità di garantire eterogeneità
e stabilità al gruppo dei ragazzi, valutando fattori
come l'età, e le problematiche degli altri ragazzi
presenti, in modo che il nuovo arrivato possa trovare un posto
adatto a lui senza compromettere d'altra parte in maniera
troppo pesante l'equilibrio della casa famiglia;
- l'esistenza di un adeguato progetto per il minore (progetto
globale) che definisca sia i compiti dei servizi ed enti che
intervengono, sia le responsabilità che la famiglia
d'origine viene ad assumersi ai fini della risoluzione dei
problemi che avevano determinato l'allontanamento dei minori.
E' importante che il progetto per quanto possibile moduli
anche gli obiettivi intermedi e le modalità di verifica
dell'andamento del progetto. L'esistenza del progetto globale
è fondamentale anche per favorire l'inserimento dei
casi più adatti alle caratteristiche strutturali e
pedagogiche della comunità.
I
volontari
La casa famiglia si avvarrà di volontari sia per una
parziale aiuto nella conduzione della casa, sia come appoggio
agli educatori. Il volontario sarà una figura che potrà
avere rilevante importanza perché parteciperà
alla vita della casa famiglia da esterno; dovrà essere
una presenza positiva e una figura non conflittuale. Ad essi
sarà richiesta una condivisione del progetto educativo.
Ai volontari che collaborano più stabilmente con la
casa famiglia e condividono la gestione di alcuni momenti
comunitari si proporrà di far parte “dell’équipe
allargata”. Ad alcuni di essi sarà chiesto di
partecipare ai momenti d'équipe settimanali in ogni
caso ci saranno dei momenti specifici al fine di creare continuità
tra il lavoro degli operatori e quello dei volontari. Altri
volontari potranno prestare la loro opera occasionalmente
appoggiando il lavoro educativo in modo meno impegnativo,
ma altrettanto utile, contribuendo ad un migliore funzionamento
della casa famiglia.
GLI
ALTRI SOGGETTI DELL'INTERVENTO EDUCATIVO

La
famiglia d'origine
Tutte le famiglie dei ragazzi accolti hanno qualche difficoltà:
in alcuni casi esse acconsentono ad una diversa collocazione
del proprio figlio, molto più spesso vi sono costrette
da un provvedimento del Tribunale per i minorenni.
L'allontanamento di un minore dalla sua famiglia è
sempre un avvenimento doloroso, ma spesso costituisce una
forma di tutela necessaria nei confronti del minore stesso.
Quanto poi al tipo di problemi familiari, essi sono molto
diversi: spesso si tratta di genitori soli; a volte si tratta
di famiglie dove esistono gravi conflitti tra i genitori che
coinvolgono i figli; alcuni genitori si trovano in carcere,
alcuni hanno problemi legati alla dipendenza da alcool o da
stupefacenti; molti hanno problemi psicologici o psichiatrici;
altri hanno più di un problema unito a difficoltà
economiche. Quasi sempre le famiglie, a causa di tali problemi,
non riescono a prendersi cura dei figli come vorrebbero e
in alcuni casi sono portate a trascurare i figli o a maltrattarli
fisicamente o psicologicamente senza rendersene conto, e,
in assenza di aiuto, non riescono a modificare questa situazione.
L'allontanamento di per sé però non risolve
né le difficoltà contingenti, né la sofferenza,
l'incapacità, la distruttività presenti nella
famiglia. E' in ogni caso necessario considerare l'allontanamento
come tappa di un processo il cui esito, variabile a seconda
dei casi, deve essere comunque prefigurato in tempi brevi
per orientare gli interventi dei servizi e della comunità.
Anche nei casi estremi, quando l'allontanamento diviene definitivo,
il minore e la famiglia devono poter elaborare questa separazione.
E aiutare il minore a dare significato alla separazione definitiva
dalla sua famiglia è il necessario presupposto per
un felice inserimento in una nuova famiglia, nonché
uno dei compiti di cui la casa famiglia si fa carico.
Relativamente alle separazioni temporanee, è necessario
prevedere un progetto d'intervento che possa rendere possibile
il ritorno del ragazzo nella sua famiglia in condizioni mutate
e tali da permettere una convivenza accettabile o dove ciò
non è possibile, trovare una collocazione di affido
per il minore oppure portarlo verso l'autonomia.
La realizzazione e l’attuazione del progetto educativo
ha radice nel suo nascere è dato dalla consapevolezza
del problema e dalla chiarezza circa i motivi che hanno determinato
l'allontanamento del minore e bisogna cercare di capire insieme
alla famiglia e ai servizi "cosa c'è che non va
e perché non va" e in che cosa può consistere
lo "star bene" del bambino e di tutta la famiglia.
E' parimenti fondamentale per la riuscita di questo progetto
che siano definite e chiare le motivazioni dell'inserimento;
la sua durata ipotetica; gli obiettivi complessivi e i compiti
di ciascuno con i relativi tempi di attuazione e di verifica,
in modo da rendere possibile un positivo ritorno del minore
presso la sua famiglia. Questo significa saper individuare
e valorizzare quali motivazioni e quali risorse interne possono
favorire il cambiamento e quali aiuti possono venire date
alla famiglia e da parte di chi. Il cambiamento ha luogo più
agevolmente se è la famiglia ad agirlo. E' proprio
infatti quando la famiglia è in grado di assumere un
ruolo da protagonista nella gestione del progetto che si possono
raggiungere i migliori risultati educativi ed un efficace
reinserimento familiare. Per questo, nella consapevolezza
che il ruolo della casa famiglia consiste nel facilitare questo
processo di riappropriazione delle competenze genitoriali
da parte della famiglia, è importante porre attenzione
al rischio di favorirne la deresponsabilizzazione o la sua
riorganizzazione senza il figlio allontanato. Si tratta di
individuare, a partire dalle specificità di ogni caso,
le modalità più efficaci per avviare un proficuo
confronto educativo tra la comunità e la famiglia e
un progressivo coinvolgimento della famiglia nella gestione
del progetto educativo sul minore. Indispensabile per il conseguimento
di questo obiettivo è l'instaurarsi di un rapporto
di reciproca fiducia, scevro da pregiudizi e colpevolizzazioni,
tra la famiglia e l’equipe educativa. Per fare ciò
è necessario innanzitutto aiutare la famiglia a superare
il naturale sentimento di gelosia e di antagonismo verso chi
accudisce e vuole bene ai suoi figli e la sua rigida autodifesa
dovuta allo "stigma" sociale connesso all'allontanamento.
Il vedere che le difficoltà non impediscono ai figli
di crescere bene, può aiutare ad accettare la separazione
con minor senso di colpa, favorendo un atteggiamento più
sereno e l'emersione di energie nuove. Una sincera collaborazione
tra l’equipe educativa e la famiglia permetterà
inoltre di mantenere un positivo rapporto con il minore, anche
dopo il suo definitivo rientro in famiglia.
La
rete dei servizi sociali
Presupposto per un positivo intervento educativo sul minore
è l'esistenza di un progetto complessivo sul caso che
preveda, come già detto, gli obiettivi intermedi e
finali e i compiti delle diverse figure che a diverso titolo
partecipano alla sua realizzazione. Nodale a questo riguardo
è il ruolo svolto dal Servizio Sociale nel ruolo dell’Assistente
Sociale.
L'Assistente Sociale espleta con la sua opera le funzioni
di tutela dei minori proprie della società rappresentata
dalle sue forme di governo locale, così come previsto
dalle nostre leggi. Competenze della A.S. è quindi
la responsabilità della gestione complessiva del progetto
di tutela così come eventualmente definito dal Tribunale
per i Minorenni. E' suo il compito di individuare le risposte
più adatte, di coordinare i vari interventi che ineriscono
al progetto, di fissare gli obiettivi come pure i tempi di
attuazione e di verifica. E' evidente l'importanza delle connessioni
tra l'opera di questa figura e la gestione del progetto educativo.
Da una parte, infatti, la definizione degli obiettivi educativi
è fortemente determinata da quelli che sono gli obiettivi
finali dell'intervento e i tempi di attuazione previsti; dall'altra
è importante il ruolo che questa figura svolge direttamente
nei confronti del ragazzo e della famiglia: suo è stato
lo sforzo di aiutare la famiglia prima dell'allontanamento,
suo il compito prima di gestire la separazione, e poi di accompagnare
il processo di inserimento in comunità, suo il compito
di valutare l'andamento dell'intervento e di comunicare di
volta in volta le decisioni al riguardo, positive e negative
che siano. Agli occhi del ragazzo la figura dell'Assistente
Sociale svolge, a seconda della situazioni, funzioni di tutela
e sostegno e funzioni di controllo.
Importante compito dell'Assistente Sociale, come abbiamo detto,
è anche individuare quali siano gli aiuti che possono
essere forniti al minore e alla sua famiglia per facilitare
il conseguimento degli obiettivi prefissati. Ci si riferisce
alla richiesta di interventi di terapeuti, psicologi o altri
professionisti per il maggior benessere del minore o/e della
famiglia, come pure al ricorso ad eventuali altre risorse
significative presenti nella vita del minore e coinvolte dall'Assistente
Sociale nel progetto. Risulta evidente come sia importante
per la comunità saper valorizzare a pieno i contributi
che tutte queste figure possono portare al progetto educativo
sia attraverso la loro relazione con il ragazzo, sia tramite
l'apporto che possono fornire agli educatori nella lettura
della situazione del ragazzo e nell'individuazione delle strategie
d'intervento. E' importante la figura del giudice del Tribunale
dei Minorenni. Oltre all'essenziale ruolo decisionale che
gioca nella vicenda dei ragazzi e delle loro famiglie, sono
significative le suggestioni che offre all'intervento educativo
riguardo al rapporto con la norma sociale e con l'autorità.
Il
territorio
La casa famiglia è pensata come un servizio del territorio
e non solo nel territorio. Non può essere perciò
isolata dal contesto, con il quale invece deve intessere rapporti
di reciprocità. Molti soci della cooperativa Eranos
hanno una lunga storia di lavoro nella zona, che permetterà
di alimentare e accrescere la rete del tessuto sociale che
servirà sostenere l’attività della casa
famiglia. Attraverso l’attivazione di volontari e operatori
si cercherà di costruire attorno alla casa famiglia
una comunità di persone e di famiglie che la sostengano
e che attraverso essa possano avviare un percorso di solidarietà
che moltiplichi le risorse del territorio e che diventi un
ambito di condivisione e di crescita.
Famiglie e singole persone affiancheranno la comunità
nel percorso di crescita dei minori, offrendosi come adulti
in diversa misura significativi con i quali instaurare relazioni
utili e fare esperienze interessanti in contesti differenti
ed educativi. Adulti e famiglie che condividano con gli educatori
la responsabilità e la passione educativa. Da quanto
delineato emerge come la casa famiglia, proprio nel momento
in cui si pone come esperienza forte di appartenenza piena,
non intende esaurirsi in se stessa, ma aprirsi ad uno scambio
reciproco con il contesto sociale in cui è inserita.
Importante per la crescita dei ragazzi è la possibilità
di partecipare ad attività sportive o ludiche nel tempo
libero. Particolare risalto meritano in questo contesto le
opportunità ludiche e formative offerta dalle forme
associative per ragazzi presenti nel territorio. Oltre che
essere opportunità per una sana gestione del tempo
libero tutte queste situazioni possono offrire occasioni per
intessere importanti rapporti di amicizia con coetanei o con
giovani adulti. Questi rapporti, se significativi sul piano
educativo, possono integrarsi con gli obiettivi della casa
famiglia.
Un capitolo a parte deve essere riservato al rapporto con
la scuola per l'importanza che questa ambito riveste nella
vita dei ragazzi. Le difficoltà scolastiche a volte
lievi, altre volte gravi, a volte sul piano dell'apprendimento,
altre volte invece su quello del comportamento, sono una delle
manifestazioni più frequenti del disagio e della mancanza
di cure del ragazzo. Per questo l'affiancamento al ragazzo
nel suo impegno scolastico è uno degli impegni quotidiani
più importanti per gli educatori e dei volontari. La
prima condizione per il successo di questo affiancamento è
una positiva e costante collaborazione tra gli educatori e
gli insegnanti.
L'obbiettivo di questo confronto è ovviamente quello
di facilitare l'inserimento scolastico del ragazzo da una
parte aiutando la scuola e comprendere la situazione del ragazzo
e i motivi delle sue difficoltà di apprendimento onde
arrivare a forme e contenuti d'insegnamento individualizzato,
e, dall'altra, insistendo con le richieste fatte al ragazzo,
nella consapevolezza dell'importanza che il lavoro scolastico
può rivestire a livello educativo riguardo alla costruzione
del senso di responsabilità verso i compiti richiesti
dalla vita e dalla società e che il successo o l'insuccesso
scolastico condizionano in maniera significativa sia gli sviluppi
futuri della vita del ragazzo sia l'instaurarsi di una più
solida fiducia di base e quindi di un'identità positiva.
Inoltre il rapporto con la scuola e i professori può
offrire agli educatori ulteriori ed importanti elementi di
lettura sulla situazione del ragazzo.
Capita spesso che i ragazzi instaurino con qualche insegnante
rapporti molto significativi da cui ricevono fiducia, energia,
consigli e modelli per la crescita. D'altra parte anche la
scuola può trarre vantaggio dal rapporto con gli educatori
nel suo tentativo di trovare risposte più adeguate
con cui affrontare il disagio dei ragazzi a scuola e nello
sforzo di individuare modalità d'insegnamento efficaci
nel valorizzare le possibilità specifiche di ogni alunno.
Figure
di supporto agli Educatori
Le figure di supporto al gruppo educatori sono esperti nel
campo psicologico, pedagogico e sociale che collaboreranno
con la casa famiglia. Il loro compito è di fornire
un supporto alla redazione del progetto educativo individuale
di ogni minore e un aiuto nella visione, valutazione e formulazione
di proposte di interventi alle varie problematiche che potranno
emergere durante la vita della comunità famiglia. La
supervisione momento privilegiato per l’equipe educativa
ha cadenza quindicinale ed è lo spazio per mettere
in relazione l’analisi dei casi e degli interventi educativi
con la rielaborazione dei vissuti personali degli educatori
nella relazione col minore, con la famiglia o con i servizi.
Talvolta è anche utile affrontare la comprensione delle
dinamiche interne all’équipe. Il supervisore
sarà esterno all’equipe educativa.
METODOLOGIA
E MODALITA’ DI LAVORO 
Il progetto globale
L’inserimento in casa famiglia è attuato sulla
base di un progetto elaborato in relazione ad un’analisi
accurata dei bisogni e delle risorse disponibili per nucleo
familiare. Esso deve prendere le mosse dall’obiettivo
o dalla soluzione a cui si tende, che può essere costituita
dal rientro in famiglia, dall’adozione, da un affido
familiare, da un percorso verso l’autonomia ecc. E’
importante il ruolo giocato della casa famiglia rispetto alla
costruzione di un percorso che prepari il minore all’obiettivo,
attraverso la comprensione, la rielaborazione e l’accompagnamento
a stabilire o ristabilire legami affettivi e ad ipotizzarsi
e costruirsi delle alternative per i futuro. Coerentemente
con questo orizzonte saranno indicati gli attori del progetto
(Servizi, famiglia, comunità…) i loro ruoli e
le modalità di relazione e coordinamento, i vari interventi
ipotizzati, i tempi e le tappe del progetto e di verifica
dello stesso, i tempi di permanenza preventivati.
Talvolta accadde che l’allontanamento e l’inserimento
in casa famiglia siano pensate come fase di osservazione e
valutazione di diverse possibilità di soluzione. Questo
può costituire un obiettivo e una finalità di
per sé, anche se da trattare con estrema cautela e
da monitorare con supplettive risorse e definendo con precisione
i tempi (brevi) in quanto sono maggiori i disagi del minore,
che sopporta con grande fatica l’incertezza. Il progetto
globale costituisce la base di lavoro sulla quale poi si innestano
i diversi interventi e può essere modificato e corretto
a seconda di ciò che emerge nel percorso. Questa flessibilità
è parte integrante del progetto ed è uno strumento
prezioso se giocato nel coordinamento tra le diverse figure
che intervengono sul caso.
Il
progetto individuale
L’elaborazione del progetto educativo individualizzato
è funzione dell’équipe nel suo insieme,
anche se nella sua realizzazione ciascun educatore o volontario
potrà avere una sua parte e un suo ruolo specifico
e diverso. Il progetto educativo è una ipotesi di lavoro
flessibile che guida l’operatività dell’équipe
e dei volontari della casa famiglia. Un elemento essenziale
della metodologia del progetto è la possibilità
di coinvolgere, condividere e contrattare col ragazzo gli
obiettivi e le tappe del progetto via via che si presentano
e si realizzano. La possibilità da parte del ragazzo
di percepire i propri cambiamenti, di conoscere e concordare
gli obiettivi da raggiungere, di avere un adulto che gli fa
da specchio significa per lui il sentirsi soggetto protagonista
della propria crescita, attivo nella risoluzione delle difficoltà.
E’ uno strumento educativo prezioso da utilizzare con
gradualità in relazione alle capacità cognitive
del minore.
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