ERANOS

società cooperativa sociale Via Gonin, 69/1 - 20147 Milano
P. IVA e Cod. Fisc. 03765220961 tel. 02416027 – fax 02700442372


 

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PROGETTO EDUCATIVO CASA FAMIGLIA BARBIERI

Premessa

I soggetti della casa famiglia

Gli altri soggetti dell'intervento educativo

Metodologia e modalità di lavoro

 


PREMESSA

La casa famiglia Barbieri nasce all’interno della neo-cooperativa sociale ERANOS subentrata nella gestione della comunità alloggio per minori “Gonin” della cooperativa sociale Azione Solidale. Il progetto di casa famiglia vede protagonisti gli stessi interlocutori della precedente gestione sotto un cappello giuridico modificato. La casa famiglia Barbieri fa riferimento quindi all’esperienza e alla disponibilità di una coppia di coniugi residenti coadiuvati da un educatore esterno.
Finalità progettuale è viversi nella realtà locale come possibilità di aiuto alle famiglie che trovandosi a dover affrontare una fase critica della loro vita, sono in difficoltà; Si pone a servizio dei minori provenienti da situazioni disagiate con una proposta d’accoglienza; Si offre come opportunità formativa ed informativa nel contesto urbano nella quale risiede.
Il suo primo obiettivo è offrire un'alternativa di ospitalità in un contesto familiare dove trovare la gioia di essere accettati e amati, in attesa di poter fare ritorno alla propria famiglia d'origine oppure una collocazione differente, più pronti ad affrontare eventuali problematiche. Vuole essere una "chanche" per costruire un futuro più accettabile per quei minori la cui esperienza nell’infanzia ha reso difficoltosa una corretta percezione della realtà. Il progetto si avvale della presenza di una coppia di coniugi che vive la loro dimensione famigliare insieme ai minori accolti coadiuvati dalla presenza di uno o più educatori e di volontari.
In un contesto dove sempre più si parla di famiglie deboli, la casa famiglia Barbieri, vuole riproporre la forza della famiglia e i suoi valori come risorsa sociale ed educativa al servizio di altre famiglie momentaneamente più deboli, anche cercando di costruire sul territorio una rete di famiglie disponibili a fare esperienze di accoglienza. La priorità della casa famiglia, in linea con gli obiettivi della cooperativa ERANOS, è quella di porre una particolare attenzione alla provenienza dei minori, senza alcuna discriminazione di origine, cultura o religione.


I SOGGETTI DELLA COMUNITA’

L'équipe educativa
Lo strumento fondamentale dell'intervento educativo è costituito dall'opera dell'équipe. Questa è formata dalla coppia di coniugi residente e da un educatore esterno; il numero degli educatori è in rapporto al numero dei ragazzi ospiti.
Caratteristiche fondamentali dell'équipe educativa sono la pariteticità, la corresponsabilità e la collegialità tra gli educatori; si vogliono evitare forme di subalternità, nella consapevolezza della minor efficacia dell'intervento educativo di chi agisce solo su mandato, senza essere responsabile della progettazione del proprio agire. Questa scelta di corresponsabilità non si applica solo alla gestione del progetto educativo ma si allarga il più possibile a tutti gli aspetti inerenti all'esistenza e al lavoro della comunità. Si ritiene importante che, l'educatore esterno, anziché sentirsi esclusivamente "dipendente" di un ente, possa effettivamente collaborare alla gestione del servizio nella sua globalità con la famiglia che risiede all'interno della casa famiglia. L'organizzazione dei turni di lavoro non si basa su uno schema rigido prefissato, ma si concerta in maniera flessibile nella gestione di una “normale” famiglia, anche se esiste uno schema organizzativo di massima cui fare riferimento.

Ruolo e funzioni dell'educatore
I compiti che gli educatori sono chiamati ad assolvere sono complessi e vanno dalla capacità di leggere il bisogno nella sua complessità individuale e sociale alla capacità di intervenire direttamente e di promuovere l'intervento di altre risorse e servizi per pervenire al soddisfacimento del bisogno individuato. Ciò richiede la capacità di promuovere dinamiche di accoglienza (ascolto attivo) e di accompagnamento all'interno della casa famiglia, la capacità di orientarsi consapevolmente nel contesto sociale e istituzionale in cui la casa famiglia è inserita, la propensione al lavoro di gruppo, alla verifica, alla formazione continua. La professionalità degli educatori non si gioca solamente all'interno della casa famiglia, ma anche nel rapporto con i servizi sociali, enti di tutela del minore e della famiglia, eventuali altri servizi tecnici coinvolti nella prese in carico del minore e della sua famiglia, il Tribunale per i Minori garante supremo del benessere del minore e della sua famiglia, e tutte le realtà sociali in cui i minori vivono la loro quotidianità (scuola, società sportive, oratori ecc.).
Un percorso che si attua a partire dalla richiesta di inserimento da parte dei servizi passa attraverso l’accoglienza del minore, e prosegue poi con l'individuazione degli obiettivi del progetto educativo individualizzato/ globale e nelle fasi di verifica per il raggiungimento di tali obiettivi. Compito fondamentale degli educatori è comunque la gestione del progetto educativo, che prevede la lettura e la comprensione dei bisogni sottesi ai comportamenti che il minore esibisce, l'individuazione degli obiettivi educativi e delle tappe evolutive da raggiungere e la conseguente definizione delle modalità relazionali e delle specifiche attività da porre in essere per soddisfare i bisogni del minore favorendone nel contempo la maturazione fisica, psicologica, cognitiva e relazionale.
E' questo lavoro preliminare e continuo di progettazione ciò che orienta la relazione educativa nella convivenza quotidiana, quando l'educatore cerca di trasformare attività abituali, attività programmate e imprevisti in occasioni di cura, di intervento educativo e di valorizzazione del minore, al fine di garantire la maturazione. Nel far ciò l'educatore declina il proprio agire in modo per lo più spontaneo, vivo ed immediato, sforzandosi di armonizzare gradualmente tre fattori: teoria (sapere), tecnica (saper fare), personalità (saper essere).

La struttura
La casa famiglia è rimasta negli spazi della precedente gestione: un appartamento in un complesso condominiale in via Gonin 69, costituito da sei locali, cucina e tre bagni. La famiglia residente usufruisce di alcuni ambienti riservati ad essa per garantire la riservatezza e la privacy della famiglia.
Le camere durante il giorno costituiscono per i ragazzi un luogo tranquillo per studiare o per ritrovare spazi personali quando la vita di comunità diventa “stretta”; gli spazi comuni del soggiorno e dell’attigua sala da pranzo sono usati per i momenti di condivisione, di dialogo e di svago comuni, un locale è adibito a salottino, per colloqui riservati con gli operatori o momenti di studio più individuale o con l’utilizzo del computer. Gli spazi della comunità sono personalizzati dai ragazzi e dagli operatori in modo da costituire luoghi di identificazione affettiva e di familiarità, e da rispecchiare la costruzione di una storia comune e condivisa. Sono naturalmente le camere gli ambienti più personali e connotati affettivamente da oggetti personali, luoghi da curare e tenere puliti personalmente, specchi della cura di sé.

I minori
E' forse superfluo ribadire la centralità dei minori nella vita della casa famiglia sia come soggetto privilegiato dell'attenzione degli adulti e ragione fondamentale del caratterizzarsi della casa famiglia, sia come soggetti attivi delle relazioni coeducative che costituiscono la vita comunitaria.

Chi sono i ragazzi accolti
La comunità famigliare accoglie fino a sei minori in difficoltà in età prescolare e scolare di età compresa tra i 3 e i 13 anni al momento della presa in carico. Non ci sono limiti di età per la permanenza.

Età diverse
La presenza in comunità di bambini e ragazzi di età diverse costituisce un elemento arricchente, perché offre la possibilità di rapporti differenziati riguardo alle modalità di relazione e di coinvolgimento affettivo oltre a respirare la "normalità" della famiglia. La differenza di età può essere utilizzata come occasione educativa: i più grandi possono responsabilizzarsi verso i più piccoli e sperimentare la loro capacità di "prendersi cura" (la responsabilità resta comunque degli educatori). Spesso i più piccoli trovano nei più grandi persone che, avendo vissuta la loro stessa esperienza, possano essere d’aiuto nell’affrontare la difficoltà del trovarsi "lontano da casa", dell’avere “problemi in famiglia".
A volte la differenza di età fa sì che non sia facile organizzare la vita della comunità tenendo conto delle esigenze di tutti, ma i ragazzi accettano alcuni limiti quando vedono che anche la loro particolare esigenza è stata presa in considerazione. L'impostazione generale della comunità, tuttavia, stimola i ragazzi a frequentare, come è loro necessario, i coetanei al di fuori della casa famiglia.

Problematiche dei minori
L’allontanamento del minore dalla propria famiglia molte volte viene vissuto come punitivo sia dal minore sia dalla sua famiglia. Spesso il minore riconduce il proprio essere allontanato a comportamenti negativi o difficili messi in atto a scuola o a casa; Certamente il percorso educativo proposto chiede loro di assumersi la responsabilità di tali comportamenti e di modificarli gradatamente ma è necessario dire chiaramente che l’allontanamento dalla famiglia non è una punizione e comunque non è causato da tali comportamenti ma da problemi altri, dei quali il comportamento dei ragazzi è solo uno degli aspetti o delle conseguenze.
Le risposte all’allontanamento di un ragazzo sono dunque riconducibili a problemi di diversa natura, anche presenti nella sua famiglia. E’ di fondamentale importanza per la riuscita del progetto fare chiarezza su questi problemi in linea di massima e poterne parlare liberamente per poter costruire con loro un progetto condiviso che porti ad una progettualità futura più idonea alle loro esigenze.

Altri criteri per l'accoglienza
Oltre agli elementi generali esposti, gli altri criteri per l'accoglimento di un ragazzo sono riconducibili a due ordini di fattori: - la necessità di garantire eterogeneità e stabilità al gruppo dei ragazzi, valutando fattori come l'età, e le problematiche degli altri ragazzi presenti, in modo che il nuovo arrivato possa trovare un posto adatto a lui senza compromettere d'altra parte in maniera troppo pesante l'equilibrio della casa famiglia;
- l'esistenza di un adeguato progetto per il minore (progetto globale) che definisca sia i compiti dei servizi ed enti che intervengono, sia le responsabilità che la famiglia d'origine viene ad assumersi ai fini della risoluzione dei problemi che avevano determinato l'allontanamento dei minori. E' importante che il progetto per quanto possibile moduli anche gli obiettivi intermedi e le modalità di verifica dell'andamento del progetto. L'esistenza del progetto globale è fondamentale anche per favorire l'inserimento dei casi più adatti alle caratteristiche strutturali e pedagogiche della comunità.

I volontari
La casa famiglia si avvarrà di volontari sia per una parziale aiuto nella conduzione della casa, sia come appoggio agli educatori. Il volontario sarà una figura che potrà avere rilevante importanza perché parteciperà alla vita della casa famiglia da esterno; dovrà essere una presenza positiva e una figura non conflittuale. Ad essi sarà richiesta una condivisione del progetto educativo.
Ai volontari che collaborano più stabilmente con la casa famiglia e condividono la gestione di alcuni momenti comunitari si proporrà di far parte “dell’équipe allargata”. Ad alcuni di essi sarà chiesto di partecipare ai momenti d'équipe settimanali in ogni caso ci saranno dei momenti specifici al fine di creare continuità tra il lavoro degli operatori e quello dei volontari. Altri volontari potranno prestare la loro opera occasionalmente appoggiando il lavoro educativo in modo meno impegnativo, ma altrettanto utile, contribuendo ad un migliore funzionamento della casa famiglia.

GLI ALTRI SOGGETTI DELL'INTERVENTO EDUCATIVO

La famiglia d'origine
Tutte le famiglie dei ragazzi accolti hanno qualche difficoltà: in alcuni casi esse acconsentono ad una diversa collocazione del proprio figlio, molto più spesso vi sono costrette da un provvedimento del Tribunale per i minorenni.
L'allontanamento di un minore dalla sua famiglia è sempre un avvenimento doloroso, ma spesso costituisce una forma di tutela necessaria nei confronti del minore stesso. Quanto poi al tipo di problemi familiari, essi sono molto diversi: spesso si tratta di genitori soli; a volte si tratta di famiglie dove esistono gravi conflitti tra i genitori che coinvolgono i figli; alcuni genitori si trovano in carcere, alcuni hanno problemi legati alla dipendenza da alcool o da stupefacenti; molti hanno problemi psicologici o psichiatrici; altri hanno più di un problema unito a difficoltà economiche. Quasi sempre le famiglie, a causa di tali problemi, non riescono a prendersi cura dei figli come vorrebbero e in alcuni casi sono portate a trascurare i figli o a maltrattarli fisicamente o psicologicamente senza rendersene conto, e, in assenza di aiuto, non riescono a modificare questa situazione.
L'allontanamento di per sé però non risolve né le difficoltà contingenti, né la sofferenza, l'incapacità, la distruttività presenti nella famiglia. E' in ogni caso necessario considerare l'allontanamento come tappa di un processo il cui esito, variabile a seconda dei casi, deve essere comunque prefigurato in tempi brevi per orientare gli interventi dei servizi e della comunità. Anche nei casi estremi, quando l'allontanamento diviene definitivo, il minore e la famiglia devono poter elaborare questa separazione. E aiutare il minore a dare significato alla separazione definitiva dalla sua famiglia è il necessario presupposto per un felice inserimento in una nuova famiglia, nonché uno dei compiti di cui la casa famiglia si fa carico.
Relativamente alle separazioni temporanee, è necessario prevedere un progetto d'intervento che possa rendere possibile il ritorno del ragazzo nella sua famiglia in condizioni mutate e tali da permettere una convivenza accettabile o dove ciò non è possibile, trovare una collocazione di affido per il minore oppure portarlo verso l'autonomia.
La realizzazione e l’attuazione del progetto educativo ha radice nel suo nascere è dato dalla consapevolezza del problema e dalla chiarezza circa i motivi che hanno determinato l'allontanamento del minore e bisogna cercare di capire insieme alla famiglia e ai servizi "cosa c'è che non va e perché non va" e in che cosa può consistere lo "star bene" del bambino e di tutta la famiglia.
E' parimenti fondamentale per la riuscita di questo progetto che siano definite e chiare le motivazioni dell'inserimento; la sua durata ipotetica; gli obiettivi complessivi e i compiti di ciascuno con i relativi tempi di attuazione e di verifica, in modo da rendere possibile un positivo ritorno del minore presso la sua famiglia. Questo significa saper individuare e valorizzare quali motivazioni e quali risorse interne possono favorire il cambiamento e quali aiuti possono venire date alla famiglia e da parte di chi. Il cambiamento ha luogo più agevolmente se è la famiglia ad agirlo. E' proprio infatti quando la famiglia è in grado di assumere un ruolo da protagonista nella gestione del progetto che si possono raggiungere i migliori risultati educativi ed un efficace reinserimento familiare. Per questo, nella consapevolezza che il ruolo della casa famiglia consiste nel facilitare questo processo di riappropriazione delle competenze genitoriali da parte della famiglia, è importante porre attenzione al rischio di favorirne la deresponsabilizzazione o la sua riorganizzazione senza il figlio allontanato. Si tratta di individuare, a partire dalle specificità di ogni caso, le modalità più efficaci per avviare un proficuo confronto educativo tra la comunità e la famiglia e un progressivo coinvolgimento della famiglia nella gestione del progetto educativo sul minore. Indispensabile per il conseguimento di questo obiettivo è l'instaurarsi di un rapporto di reciproca fiducia, scevro da pregiudizi e colpevolizzazioni, tra la famiglia e l’equipe educativa. Per fare ciò è necessario innanzitutto aiutare la famiglia a superare il naturale sentimento di gelosia e di antagonismo verso chi accudisce e vuole bene ai suoi figli e la sua rigida autodifesa dovuta allo "stigma" sociale connesso all'allontanamento. Il vedere che le difficoltà non impediscono ai figli di crescere bene, può aiutare ad accettare la separazione con minor senso di colpa, favorendo un atteggiamento più sereno e l'emersione di energie nuove. Una sincera collaborazione tra l’equipe educativa e la famiglia permetterà inoltre di mantenere un positivo rapporto con il minore, anche dopo il suo definitivo rientro in famiglia.

La rete dei servizi sociali
Presupposto per un positivo intervento educativo sul minore è l'esistenza di un progetto complessivo sul caso che preveda, come già detto, gli obiettivi intermedi e finali e i compiti delle diverse figure che a diverso titolo partecipano alla sua realizzazione. Nodale a questo riguardo è il ruolo svolto dal Servizio Sociale nel ruolo dell’Assistente Sociale.
L'Assistente Sociale espleta con la sua opera le funzioni di tutela dei minori proprie della società rappresentata dalle sue forme di governo locale, così come previsto dalle nostre leggi. Competenze della A.S. è quindi la responsabilità della gestione complessiva del progetto di tutela così come eventualmente definito dal Tribunale per i Minorenni. E' suo il compito di individuare le risposte più adatte, di coordinare i vari interventi che ineriscono al progetto, di fissare gli obiettivi come pure i tempi di attuazione e di verifica. E' evidente l'importanza delle connessioni tra l'opera di questa figura e la gestione del progetto educativo. Da una parte, infatti, la definizione degli obiettivi educativi è fortemente determinata da quelli che sono gli obiettivi finali dell'intervento e i tempi di attuazione previsti; dall'altra è importante il ruolo che questa figura svolge direttamente nei confronti del ragazzo e della famiglia: suo è stato lo sforzo di aiutare la famiglia prima dell'allontanamento, suo il compito prima di gestire la separazione, e poi di accompagnare il processo di inserimento in comunità, suo il compito di valutare l'andamento dell'intervento e di comunicare di volta in volta le decisioni al riguardo, positive e negative che siano. Agli occhi del ragazzo la figura dell'Assistente Sociale svolge, a seconda della situazioni, funzioni di tutela e sostegno e funzioni di controllo.
Importante compito dell'Assistente Sociale, come abbiamo detto, è anche individuare quali siano gli aiuti che possono essere forniti al minore e alla sua famiglia per facilitare il conseguimento degli obiettivi prefissati. Ci si riferisce alla richiesta di interventi di terapeuti, psicologi o altri professionisti per il maggior benessere del minore o/e della famiglia, come pure al ricorso ad eventuali altre risorse significative presenti nella vita del minore e coinvolte dall'Assistente Sociale nel progetto. Risulta evidente come sia importante per la comunità saper valorizzare a pieno i contributi che tutte queste figure possono portare al progetto educativo sia attraverso la loro relazione con il ragazzo, sia tramite l'apporto che possono fornire agli educatori nella lettura della situazione del ragazzo e nell'individuazione delle strategie d'intervento. E' importante la figura del giudice del Tribunale dei Minorenni. Oltre all'essenziale ruolo decisionale che gioca nella vicenda dei ragazzi e delle loro famiglie, sono significative le suggestioni che offre all'intervento educativo riguardo al rapporto con la norma sociale e con l'autorità.

Il territorio
La casa famiglia è pensata come un servizio del territorio e non solo nel territorio. Non può essere perciò isolata dal contesto, con il quale invece deve intessere rapporti di reciprocità. Molti soci della cooperativa Eranos hanno una lunga storia di lavoro nella zona, che permetterà di alimentare e accrescere la rete del tessuto sociale che servirà sostenere l’attività della casa famiglia. Attraverso l’attivazione di volontari e operatori si cercherà di costruire attorno alla casa famiglia una comunità di persone e di famiglie che la sostengano e che attraverso essa possano avviare un percorso di solidarietà che moltiplichi le risorse del territorio e che diventi un ambito di condivisione e di crescita.
Famiglie e singole persone affiancheranno la comunità nel percorso di crescita dei minori, offrendosi come adulti in diversa misura significativi con i quali instaurare relazioni utili e fare esperienze interessanti in contesti differenti ed educativi. Adulti e famiglie che condividano con gli educatori la responsabilità e la passione educativa. Da quanto delineato emerge come la casa famiglia, proprio nel momento in cui si pone come esperienza forte di appartenenza piena, non intende esaurirsi in se stessa, ma aprirsi ad uno scambio reciproco con il contesto sociale in cui è inserita.
Importante per la crescita dei ragazzi è la possibilità di partecipare ad attività sportive o ludiche nel tempo libero. Particolare risalto meritano in questo contesto le opportunità ludiche e formative offerta dalle forme associative per ragazzi presenti nel territorio. Oltre che essere opportunità per una sana gestione del tempo libero tutte queste situazioni possono offrire occasioni per intessere importanti rapporti di amicizia con coetanei o con giovani adulti. Questi rapporti, se significativi sul piano educativo, possono integrarsi con gli obiettivi della casa famiglia.
Un capitolo a parte deve essere riservato al rapporto con la scuola per l'importanza che questa ambito riveste nella vita dei ragazzi. Le difficoltà scolastiche a volte lievi, altre volte gravi, a volte sul piano dell'apprendimento, altre volte invece su quello del comportamento, sono una delle manifestazioni più frequenti del disagio e della mancanza di cure del ragazzo. Per questo l'affiancamento al ragazzo nel suo impegno scolastico è uno degli impegni quotidiani più importanti per gli educatori e dei volontari. La prima condizione per il successo di questo affiancamento è una positiva e costante collaborazione tra gli educatori e gli insegnanti.
L'obbiettivo di questo confronto è ovviamente quello di facilitare l'inserimento scolastico del ragazzo da una parte aiutando la scuola e comprendere la situazione del ragazzo e i motivi delle sue difficoltà di apprendimento onde arrivare a forme e contenuti d'insegnamento individualizzato, e, dall'altra, insistendo con le richieste fatte al ragazzo, nella consapevolezza dell'importanza che il lavoro scolastico può rivestire a livello educativo riguardo alla costruzione del senso di responsabilità verso i compiti richiesti dalla vita e dalla società e che il successo o l'insuccesso scolastico condizionano in maniera significativa sia gli sviluppi futuri della vita del ragazzo sia l'instaurarsi di una più solida fiducia di base e quindi di un'identità positiva. Inoltre il rapporto con la scuola e i professori può offrire agli educatori ulteriori ed importanti elementi di lettura sulla situazione del ragazzo.
Capita spesso che i ragazzi instaurino con qualche insegnante rapporti molto significativi da cui ricevono fiducia, energia, consigli e modelli per la crescita. D'altra parte anche la scuola può trarre vantaggio dal rapporto con gli educatori nel suo tentativo di trovare risposte più adeguate con cui affrontare il disagio dei ragazzi a scuola e nello sforzo di individuare modalità d'insegnamento efficaci nel valorizzare le possibilità specifiche di ogni alunno.

Figure di supporto agli Educatori
Le figure di supporto al gruppo educatori sono esperti nel campo psicologico, pedagogico e sociale che collaboreranno con la casa famiglia. Il loro compito è di fornire un supporto alla redazione del progetto educativo individuale di ogni minore e un aiuto nella visione, valutazione e formulazione di proposte di interventi alle varie problematiche che potranno emergere durante la vita della comunità famiglia. La supervisione momento privilegiato per l’equipe educativa ha cadenza quindicinale ed è lo spazio per mettere in relazione l’analisi dei casi e degli interventi educativi con la rielaborazione dei vissuti personali degli educatori nella relazione col minore, con la famiglia o con i servizi. Talvolta è anche utile affrontare la comprensione delle dinamiche interne all’équipe. Il supervisore sarà esterno all’equipe educativa.

METODOLOGIA E MODALITA’ DI LAVORO

Il progetto globale
L’inserimento in casa famiglia è attuato sulla base di un progetto elaborato in relazione ad un’analisi accurata dei bisogni e delle risorse disponibili per nucleo familiare. Esso deve prendere le mosse dall’obiettivo o dalla soluzione a cui si tende, che può essere costituita dal rientro in famiglia, dall’adozione, da un affido familiare, da un percorso verso l’autonomia ecc. E’ importante il ruolo giocato della casa famiglia rispetto alla costruzione di un percorso che prepari il minore all’obiettivo, attraverso la comprensione, la rielaborazione e l’accompagnamento a stabilire o ristabilire legami affettivi e ad ipotizzarsi e costruirsi delle alternative per i futuro. Coerentemente con questo orizzonte saranno indicati gli attori del progetto (Servizi, famiglia, comunità…) i loro ruoli e le modalità di relazione e coordinamento, i vari interventi ipotizzati, i tempi e le tappe del progetto e di verifica dello stesso, i tempi di permanenza preventivati.
Talvolta accadde che l’allontanamento e l’inserimento in casa famiglia siano pensate come fase di osservazione e valutazione di diverse possibilità di soluzione. Questo può costituire un obiettivo e una finalità di per sé, anche se da trattare con estrema cautela e da monitorare con supplettive risorse e definendo con precisione i tempi (brevi) in quanto sono maggiori i disagi del minore, che sopporta con grande fatica l’incertezza. Il progetto globale costituisce la base di lavoro sulla quale poi si innestano i diversi interventi e può essere modificato e corretto a seconda di ciò che emerge nel percorso. Questa flessibilità è parte integrante del progetto ed è uno strumento prezioso se giocato nel coordinamento tra le diverse figure che intervengono sul caso.

Il progetto individuale
L’elaborazione del progetto educativo individualizzato è funzione dell’équipe nel suo insieme, anche se nella sua realizzazione ciascun educatore o volontario potrà avere una sua parte e un suo ruolo specifico e diverso. Il progetto educativo è una ipotesi di lavoro flessibile che guida l’operatività dell’équipe e dei volontari della casa famiglia. Un elemento essenziale della metodologia del progetto è la possibilità di coinvolgere, condividere e contrattare col ragazzo gli obiettivi e le tappe del progetto via via che si presentano e si realizzano. La possibilità da parte del ragazzo di percepire i propri cambiamenti, di conoscere e concordare gli obiettivi da raggiungere, di avere un adulto che gli fa da specchio significa per lui il sentirsi soggetto protagonista della propria crescita, attivo nella risoluzione delle difficoltà. E’ uno strumento educativo prezioso da utilizzare con gradualità in relazione alle capacità cognitive del minore.


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